Eneide

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“L’armi e l’uom canto che dal suol di Troia…”

Autore:Virgilio
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L’Eneide è, tra i poemi epici giunti fino a noi dall’antichità, uno dei più significativi. Composta dal poeta Virgilio tra il 31 e il 19 a.C. l’opera consta di dodici libri scritti in esametri dattilici. La narrazione prende avvio in media res, ossia ad avvenimenti in corso. La flotta troiana, guidata dal valoroso e pio Enea, dopo la sconfitta di Troia è alla ricerca di una nuova patria. Il testo si pone, quindi, in ideale continuazione con l’Iliade di Omero. Enea e gli esuli troiani vengono, secondo la tradizione, considerati gli antenati del glorioso popolo romano. Un testo, ancora oggi oggetto di studio, che non dovrebbe mancare nella libreria (virtuale o non) di chiunque ami veramente la cultura. Lo riproponiamo nella storica versione tradotta, nel corso del Cinquecento, dall’umanista Annibale Caro.

 

Publio Virgilio Marone nasce ad Andes (vicino l’attuale Mantova) il 15 ottobre del 70 a.C. Poeta dalla rara sensibilità con i suoi versi ha posto le basi di quella che, con il senno di poi, può essere già considerata la produzione letteraria italiana. Illustre esponente della cerchia di artisti vissuti durante l’impero di Ottaviano, con i suoi componimenti legittimò e glorificò l’ascesa della dinastia Giulio-Claudia. Tra le numerose opere ricordiamo le Bucoliche e le Georgiche. Muore a Brindisi il 21 settembre del 19 a.C.